Titolo azzeccato per questa raccolta di storie vere in cui alle protagoniste è servito davvero più coraggio che guardaroba per affrontare i loro viaggi, lasciare le comodità dell’Inghilterra e della Francia per avventurarsi in paesi esotici e remoti.
Julia Keay presenta sette storie di donne che hanno viaggiato ed esplorato parti di mondo tra l’800 e i primi decenni del ‘900. Sulla base di altri saggi, importanti per avere un quadro del luogo esplorato, e sopratutto degli scritti autobiografici delle protagoniste, racconta le motivazioni che spinsero sei donne britanniche e una francese ad affrontare disagi e pericoli. Vi presento brevemente queste donne, anche con una fotina perchè mi piaceva l'idea di dar loro un volto, e il fulcro dei loro viaggi:
Emily Eden/India: Più che lo spirito d’avventura è il dovere che sta alla base del soggiorno in India della Eden, costretta ad accompagnare il fratello nominato governatore generale nel 1834. Culmine della loro permanenza sarà il lungo viaggio intrapreso da Calcutta fino ai confini con l’Afghanistan per intrecciare delicate trattative diplomatiche e scongiurare un’alleanza tra afghani e russi. Il racconto si dilunga molto sulle scomodità del viaggio, sulla povertà degli indiani nelle campagne e sulla ricchezza ed eccentricità dei sovrani.
Anna Leonowens/Siam: Storia da cui è tratto anche un film con Jodie Foster, “Anna e il re”, racconta la vita della Leonowens che, rimasta vedova e povera, dovette accettare un impiego come precettrice dei numerosi figli del sovrano del Siam. Particolare è il fatto che ciò che Anna racconta di sé nei suoi libri, secondo ricerche posteriori più approfondite, non corrisponde esattamente alla verità. La sua fu una permanenza molto faticosa, sia a causa del suo carattere battagliero, sia a causa della lunaticità di Sua Maestà.
Amelia Edwards/Egitto: Giornalista, scrittrice e archeologa, la Edwards aveva già viaggiato in lungo e in largo quando nel 1873 inizia il suo viaggio in Egitto. Risalendo il Nilo a bordo di una tipica imbarcazione egiziana con altri viaggiatori, visita vari templi e antiche città narrando anche alcuni aneddoti sulla convivenza a bordo. Lei e “il pittore” faranno anche una scoperta archeologica e Amelia precorre i tempi capendo già quanto la purezza dei reperti fosse minacciata dalla smania dell’accaparramento dei musei europei.
Kate Marsden/Siberia: E’ una delle storie che mi ha colpito di più. Kate era un’infermiera che dedicò la sua vita ai malati di lebbra. Tra i suoi viaggi il più duro fu quello in Siberia, a bordo di slitta (La Transiberiana non esisteva ancora) per far visita ai malati abbandonati nei boschi al di fuori dei villaggi. Col suo grande impegno riuscì a far costruire un ospedale completo di laboratorio, chiesa e biblioteca per la cura dei malati e permettere loro di condurre un’esistenza più dignitosa.
Gertrude Bell/Medio Oriente: Donna forte e indipendente, trascorse moltissimi anni viaggiando nel Medio Oriente, apprendendo usi e costumi, l’arabo e i dialetti locali. Attraversò i deserti e nei suoi diari (si trovano in vendita col titolo di “Ritratti persiani”) racconta tante avventure, curiosità e impressioni.
Daisy Bates/Australia: Irlandese, trasferitasi nel Queensland per motivi di salute, dedicò la sua vita agli aborigeni, registrandone i dialetti, usi e costumi, ma potendo purtroppo fare poco per proteggerli dall’uomo bianco e dalla “civilizzazione” che in realtà coincise con l’arrivo delle malattie, dell’alcolismo e della perdita dei loro territori. Anche questa storia mi ha coinvolto molto e ci ho ritrovato alcuni dei temi affrontati in “Orme”.
Alexandra David-Néel/Tibet: Francese, affascinata dalla cultura e dalle religioni dell’Estremo Oriente, trascorse molti anni in Asia e in particolare in Tibet, presso i monasteri in cui si avvicinò al Buddismo e studiò i testi sacri. Memorabile e impressionante è il racconto del suo viaggio a piedi sull’Hymalaia verso la città sacra di Lhasa, proibita alle donne e agli stranieri.